23.09.2015

Dopo tre anni domande in aumento, ma il passaggio al mercato resta complesso

PRESS REVIEW

Ma sa, i brevetti sono un po’ come i figli: chi ne fa tanti e chi non ne fa nessuno». Massimo Bertaccini la butta sul ridere, ma il suo non è un mestiere da umoristi.

Il suo lavoro è studiare algoritmi e sistemi per rendere sicuri i nostri pagamenti fatti con il telefonino o i nostri dati immagazzinati sul“cloud”, la nuvola immateriale sempre più grande e importante per una infinità di dati che influenzano le nostre vite di tutti i giorni. Lui appartiene alla categoria di chi di brevetti ne fa tanti, ovviamente. «Una dozzina, per ora. Ma ne stiamo registrando altri».
Di certo ha dato il suo contributo alla rinascita dei brevetti Made in Italy: per la prima volta da tre anni, riporta il Sole 24 Ore, le domande di brevetto sono tornate a crescere. Con qualche sorpresa come la forte crescita di richieste di registrazione provenienti dal Centro Italia (1816 nel 2014, +3,8% rispetto all’anno precedente). Anche se l’80% circa delle richieste arriva dal Nord.
Il prossimo anno potrebbe andare ancora meglio, se la normativa sul «patent box» darà i risultati sperati dal legislatore.Si tratta di quelle norme che consentono la detassazione degli utili realizzati grazie a nuovi brevetti. «La detassazione per il 2015 è del 30%, ma salirà al 40% nel 2016 e al 50% a partire dal 2017.

Nelle nostre aziende c’è un tesoro nascosto, e questa misura può aiutare a farlo fruttare», spiegava a La Stampa Giulio Crosetto, presidentedella società di consulenza Praxi, illustrando la misura. Nell’attesa va rilevato che il passaggio dal brevetto al mercato è tutt’altro che semplice. lnnovami, associazione di Imola che promuove idee d’impresa innovative, ha istituito ormai da dieci anni un premio per idee e brevetti da trasformare in impresa. Su 83 progetti presentati, 17 sono diventati delle start-up innovative e di queste 16 sono ancora attive. Ma i fatturati medi, a distanza di anni, restano ancora limitati a 170 mila euro.Del brevetto per impiantare un mini-generatore eolico sul terrazzo di casa, ad esempio, non si è saputo molto. Chissà se avrà miglior fortuna, sempre nel campo energia e ambiente, la Off Grid Box, una specie di container di due metri per due che dovrebbe assicurare l’indipendenza energetica di una casa grazie all’energia solare e il recupero dell’acqua piovana, senza allacciarsi alle reti. È una delle domande di brevetto presentate nel 2014. La pagina Facebook che la promuove promette a chi l’acquisterà di
«vivere gratis da subito. Basta soldi alle multinazionali!». Al di là degli slogan, le sue applicazioni nella gestione delle emergenze o in caso di catastrofi naturali sono evidenti.
Ma il boom dei brevetti non è tanto di giovani inventori che vogliono farsi imprenditori, quanto di grandi imprese che investono in ricerca più di quel risicato 1.26% del Pil che mette il nostro Paese molto indietro nella classifica europea. “La verità. è che i brevetti sono utili perché danno valore alla mia impresa” dice ancora Bertaccini. «Ma per quanto riguarda la tutela delle idee e dei prodotti, servono soprattutto ai grandi gruppi che possono permettersi di spendere molti soldi per affrontare te cause legali». La sua CryptoLab, nata come laboratorio di ricerca, adesso è una realtà con sedi in Italia e nella Silicon Valley, partecipata da un fondo d’investimento (Quadrivio Sgr) e con Partner come Vodafone o Telecom Italia. “Però se devo pensare di difendere in tribunale uno dei miei brevetti perchè qualcun altro mi ha copiato, so già di non potermelo permettere».

 

Fonte: La Stampa